Lo schema Ponzi

E’ ormai noto in tutto il mondo lo schema Ponzi, un meccanismo ideato dall’italo-americano Carlo Ponzi, che ancora oggi continua a fare scuola tra gli innumerevoli maghi della finanza.

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Lo schema Ponzi in soldoni

In soldoni, si tratta di questo

Un promotore finanziario riesce ad attrarre l’attenzione e a raccogliere fondi da persone desiderose di investire e ottenere guadagni sicuri, che il promotore gli ripaga puntualmente grazie all’arrivo di altri soldi da altri risparmiatori. 

A questo punto la buona reputazione che il promotore è riuscito a costruirsi, grazie alla puntualità nel pagamento dei cospicui interessi, gli fa arrivare sempre più soldi attraverso i quali riesce a tenere in piedi la piramide. 

Il sistema rischia il collasso quando iniziano le prime difficoltà a trovare nuovi clienti da cui incassare denaro fresco per continuare a onorare gli impegni con i precedenti creditori.

I buoni di risposta internazionale

Charles Ponzi, al secolo Carlo Ponzi, nato a Lugo di Romagna in provincia di Ravenna, e vissuto poi tra Parma e Roma, emigra negli Stati Uniti nel 1903 dopo i suoi trascorsi giovanili piuttosto dispendiosi e inconcludenti, ma che già erano caratterizzati dal gioco d’azzardo e da una certa propensione a inventare e abbellire gli eventi, per trarne vantaggio.

Dopo alcune truffe negli Stati Uniti e in Canada, Carlo Ponzi scopre un modo per fare guadagni facili e legali attraverso i Buoni di risposta internazionale.

I Buoni sono dei titoli che hanno la funzione di pagare i costi postali tra due persone che vivono in stati diversi, e soprattutto con un diverso costo della vita. 

I Buoni hanno un costo diverso in ciascun Paese ma il loro controvalore in numero di francobolli è lo stesso dappertutto.

Carlo Ponzi capisce che se riceve i Buoni da un paese dove costano di meno, la transazione può generare un profitto. 

Con cento Buoni si possono ottenere cento francobolli, ma se un Buono spagnolo, che costa 10 centesimi di dollaro, è cambiato negli Stati Uniti con francobolli da 15 o 20 centesimi l’uno, ecco che il profitto è del 50% o del 100%. 

Nel 1920 Carlo Ponzi propone una speculazione sui francobolli italiani e dimostra di poter ottenere dei ritorni del 400%. 

Il giochetto funziona fino a che le analisi pubblicate da un giornale statunitense sullo schema di Ponzi rivelano che se i soldi raccolti da Ponzi fossero stati investiti in Buoni di risposta internazionale, avrebbero dovuto esserci centosessanta milioni di questi titoli in circolazione. 

La bancarotta

E invece ce n’erano solo ventisettemila.

Presi dal panico, alcuni risparmiatori si presentano da Ponzi richiedendo immediatamente indietro i soldi. Carlo Ponzi soddisfa le richieste per due milioni di dollari, accompagnandole con ciambelle, caffè, e la rassicurazione che tutto sta andando bene.

In realtà stava accumulando ancora denaro, ma solo aumentando le passività.

L’inchiesta giornalistica prosegue fino alla pubblicazione delle foto di un arresto di Carlo Ponzi in Canada, avvenuto molti anni prima, e delle analisi finanziarie che ne confermano l’imminente bancarotta.

Ascolta il podcast (voce e musica di Marco Chiappini)

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