La morte di Roberto Calvi

Roberto Calvi, presidente del Banco Ambrosiano, nota banca italiana vicina agli ambienti finanziari del Vaticano, fu trovato impiccato sotto il ponte dei Frati Neri a Londra il 18 giugno 1982.

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Suicidio o omicidio? La sua morte è rimasta avvolta nel mistero per molti anni, e intrecciata a quella di un altro banchiere che fece più o meno la sua stessa fine, il faccendiere Michele Sindona, avvelenato nel carcere di Voghera il 22 marzo 1986.

Se avete visto Il Divo di Paolo Sorrentino, i due omicidi sono proprio nelle scene inziali.

Questa è la storia di un banchiere. Ma anche di soldi. Di tantissimi soldi. Ma è anche la storia di faccendieri, monsignori, dittatori, mafiosi, assassini, e politici.

(Blu Notte, Misteri Italiani, di Carlo Lucarelli).

Ascesa del ragionier Roberto Calvi

Nato a Milano nel 1920, Roberto Calvi entrò come impiegato presso il Banco Ambrosiano, la banca dei preti (come la chiamano a Milano) nel 1947, dopo essere ritornato dalla guerra.

Negli anni ’70 si alleò con Michele Sindona, banchiere siciliano, che lo introdusse alla Borsa, alle speculazioni finanziarie e alle società con sede nei paradisi fiscali.

Con l’appoggio del Vaticano trasformò l’onesto e prudente Banco Ambrosiano in una banca d’affari, e acquisì altre banche e società di assicurazioni, fino a entrare nel giro della politica e della massoneria.

La carriera di Roberto Calvi fu velocissima.

Nel settore estero della banca si fece una notevole esperienza sui paradisi fiscali e nel 1960 diventò responsabile per le operazioni di carattere finanziario, entrando così anche nei Consigli di Amministrazione di molte società controllate.

Dopo la nomina a direttore generale nel 1971 e a vicepresidente nel 1974, nel 1975 divenne presidente del Banco, avviando una serie di speculazioni finanziarie internazionale.

Di faccendieri, monsignori, dittatori, mafiosi, assassini, e politici

Strinse una collaborazione con l’Istituto per le Opere Religiose (IOR), la banca vaticana.

Fondamentali furono le amicizie con membri della mafia e della politica, sia italiana che latino-americana.

E non ultimi quelli con la loggia massonica Propaganda 2 (P2), in cui venne introdotto tramite il banchiere e faccendiere Michele Sindona.

L’ingresso nel Consiglio di Amministrazione dell’Università Bocconi segnò la consacrazione di Roberto Calvi a membro del salotto buono della finanza italiana, mentre non si arrestava la sua ascesa di finanziere aggressivo.

Costruì una fitta rete di società fantasma in paradisi fiscali. Acquistò una banca in Svizzera. Fondò una finanziaria in Lussemburgo.

Con l’arcivescovo Paul Marcinkus, detto il Gorilla, perché addetto alla sicurezza di Papa Paolo IV, fondò la Cisalpine Overseas alle Bahamas.

La banca fu successivamente messa sotto inchiesta per riciclaggio di soldi provenienti dal narcotraffico.

Su richiesta dello stesso Vaticano, finanziò paesi e associazioni politiche e religiose soprattutto nell’Europa Orientale, che all’epoca era sotto il regime filo-sovietico.

Caduta

Nel 1978 un’ispezione della Banca d’Italia nel Banco Ambrosiano riscontrò molte irregolarità.

A rimetterci furono il giudice che aveva segnalato tali irregolarità, ucciso nel 1979 da un commando di terroristi, e il Governatore e il Vice Direttore della Banca d’Italia, che avevano voluto l’ispezione, e che subirono l’accusa di irregolarità, e per questo arrestati, e poi prosciolti nel 1983 per infondatezza delle accuse.

Dopo la scoperta della loggia massonica P2 e il suo scioglimento, in quanto organizzazione criminale ed eversiva, Roberto Calvi perse una preziosa protezione.

A corto di liquidità, e già invischiato in un affare di tangenti pagate al leader del Partito Socialista Bettino Craxi in cambio di finanziamenti da grosse società, Roberto Calvi si legò a Flavio Carboni, a sua volta legato alla mafia di Pippo Calò e alla sanguinaria organizzazione malavitosa romana della Banda della Magliana, con cui condusse operazioni di riciclaggio di denaro sporco.

Estromesso dal Banco Ambrosiano per via dell’arresto per reati valutari, e abbandonato anche dallo IOR, preoccupato dei fatti criminosi che stavano emergendo, Roberto Calvi decise di fuggire all’estero in gran segreto.

Un giorno prima del ritrovamento del cadavere di Calvi a Londra, la sua segretaria a Milano si era suicidata lanciandosi dalla finestra del suo ufficio, al quarto piano.

Sulla morte di Calvi, che inizialmente la magistratura britannica archiviò come suicidio, fu fatta chiarezza soltanto nel 1996.

Una persona vicina al mandante dell’omicidio dichiarò che ad ucciderlo era stata una persona appartenente a un clan camorrista che aveva affidato a Calvi dei soldi che poi il finanziere milanese aveva perso.

La punta delle scarpe

Nonostante la sua morte violenta e il lungo processo per arrivare alla verità non lascino indifferenti dal punto di vista umano, i suoi legami con la malavita e il suo operato non cristallino ne fanno una figura ambigua e opaca.

La grande finanza milanese, non l’aveva mai accettato completamente, poiché lo considerava solamente un miscuglio di ambiguità e reticenza che pensava solamente al lavoro e non si divertiva mai. Illuminante, a tal proposito, è la citazione di Gianni Agnelli, allora Presidente di Confindustria, su Calvicome si fa a vivere guardandosi la punta delle scarpe? 

(Blu Notte, Misteri Italiani di Carlo Lucarelli)

Per approfondire la storia di Roberto Calvi, è disponibile su Youtube il film I banchieri di Dio – Il Caso Calvi (2002) di Giuseppe Ferrara.

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