La volatilità del Btp

Il Btp o Buono del Tesoro Poliennale è da sempre uno degli investimenti preferiti dei risparmiatori italiani.

Per praticare l’abilità di comprensione orale del testo, scarica le attività didattiche e ascolta i podcast (speaker Marco Chiappini).

Si tratta di un’obbligazione a tasso fisso emessa dallo Stato Italiano, che si impegna a pagare interessi semestrali e a restituire il capitale alla scadenza.

I risparmiatori o gli investitori istituzionali possono acquistarlo attraverso un’asta che si svolge regolarmente ogni mese, oppure direttamente sul mercato.

Le scadenze del Btp possono variare dai cinque, ai dieci, ai venti e addirittura ai trent’anni.

La lunga durata e la natura di titolo a tasso fisso rendono le fluttuazioni dei prezzi molto altalenanti, proprio perché oggetto di transazioni mordi e fuggi, soprattutto in momenti di instabilità nella situazione politica e economica del paese (come successe tra il 2011 e il 2012).

Nonostante si tratti di un titolo a rendimento e a capitale garantito, che lo Stato rimborserà alla scadenza naturale, la vita di un BTP è costellata di momenti di alta volatilità che a volte supera quella dei titoli azionari, che di garantito non hanno nulla.

Non ci credete?

Diamo un’occhiata all’andamento degli ultimi dieci anni del BTP scadenza 1 febbraio 2037 con cedola del 4% (che oggi definiremmo senza dubbio un rendimento molto molto appetibile).

Il titolo, nato il 19 ottobre del 2005 ad un prezzo di 101,29, ha registrato un minimo storico di 62,50 (era il 9 novembre 2011, i giorni dello spread Btp-Bund a 575 e della paura di un possibile default dello stato italiano); nel 2020, durante la prima fase della pandemia, il Btp 2037 ha toccato punte minime intorno ai 117, per poi risalire vertiginosamente e arrivare al massimo registrato, lo scorso 12 febbraio, di 146,54.

Provate ora a mettervi nei panni di un risparmiatore.

Che cosa avreste fatto se aveste comprato il titolo all’emissione, ve lo foste tenuto in portafoglio prendendovi quel 4% annuo, sicuro e tranquillo, e a un certo punto, a novembre 2011, vi foste accorti del tonfo del prezzo sul mercato, che, virtualmente vi stava facendo perdere quasi il 40% del vostro capitale.

Viceversa, che cosa fareste oggi, con il titolo ai massimi storici, magari acquistato ad un prezzo vantaggioso in una delle fasi più critiche di mercato? E dove reinvestireste i soldi guadagnati?  

E ancora: farà meglio un cassettista, il cui unico scopo è quello di tenere in portafoglio dei titoli duraturi con un buon rendimento, e di portarli a scadenza naturale?

Beh, vi dico la mia, che per mestiere un po’ di queste burrasche le ho viste e le ho vissute, e passavo le giornate incollata alle quotazioni dei Btp in tempo reale.

Tenere. Vendere. Comprare. Rivendere, sfruttando i vantaggi fiscali delle minusvalenze accumulate.

In quei momenti questi erano i dilemmi per molti dei miei clienti, ma di fatto erano davvero l’ultimo dei problemi.

Perché il rischio che il paese Italia finisse a gambe per aria era palpabile.

Molto. Palpabile.

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